2 giugno 1678: Fasano costringe i feroci guerrieri alla resa. Il grazie dei cittadini alla patrona Beata Vergine di Pozzo Faceto.
“Mamma.. li turchi!” è un’esclamazione di paura che oggi sfuma in una espressione per lo più ironica e scherzosa. In realtà, questo modo di dire tipicamente pugliese risale ai tempi in cui i Saraceni (termine utilizzato a partire dal II secolo d.C. sino a tutto il Medioevo per indicare i popoli provenienti dalla Penisola araba o, per estensione, di religione musulmana), terrorizzavano le coste del Mediterraneo ed erano considerati nemici sanguinari e invincibili. I saraceni turchi erano ferocissimi guerrieri. Riuscire a immobilizzarne uno, afferrandolo inoltre per i baffi di cui questi andavano molto orgogliosi, era considerata un’impresa così difficile da potersi giustificare solo con un incredibile colpo di fortuna. La struttura architettonica con muraglie imponenti lungo le nostre coste è il segno tangibile dei meccanismi di difesa che in quel tempo si mettevano in atto per arrestare le incursioni nemiche.
La sanguinosa battaglia di Otranto.
Nell’estate del lontano 1480 la flotta turca comandata dal governatore di Valona Gedik Ahmet Pascià approda a nord di Otranto, su quel tratto di spiaggia dalla sabbia sottile chiamata oggi Baia dei Turchi, nelle vicinanze dei Laghi Alimini.
Con grande velocità, la notizia si diffonde in tutta la zona, in tempo per permettere alla popolazione di campagna di rifugiarsi nei centri fortificati più vicini, in particolare a Otranto. Arrivati alle porte della città, gli ottomani cercarono una resa pacifica degli abitanti senza armi né lotte, offrendo loro delle condizioni abbastanza favorevoli. Ma gli otrantini, sperando nel celere aiuto di Napoli, attaccarono con frecce e cannonate i turchi che erano stati inviati per la trattativa.
Il governatore di Valona andò su tutte le furie, poiché non poteva comprendere come gli abitanti di Otranto avessero potuto oltraggiare i turchi rifiutando le trattative, che rappresentavano per loro qualcosa di sacro.
Quella è stata una delle tante grandi invasioni lungo le coste pugliesi. Ben 15mila uomini travolsero Otranto. Tra bombardamenti e infuocati lanci di frecce, iniziò una dura e sanguinosa battaglia: la battaglia di Otranto.
Gli otrantini contavano, però, solo su circa 5mila difensori e un ristretto gruppo di mercenari, le armi di cui essi disponevano non erano all’avanguardia, senza contare che il loro sistema difensivo era arretrato. Eppure, nonostante le armi in loro possesso fossero esigue, difesero con tutto il loro impegno la città, ma molti dei loro uomini persero la vita.
Nell’agosto del 1480 Otranto cadde dopo che la ferocia dei turchi si era inasprita ulteriormente. I soldati saccheggiarono tutte le chiese, distrussero abitazioni, violentarono le donne e le divisero dai loro bambini, uccisero brutalmente gli uomini. Da qui l’espressione Mamma li Turchi, esclamazione di paura e terrore, di fronte ad una minaccia da cui non si trova scampo.
1678: due secoli dopo a Fasano.
Due secoli dopo toccherà a Fasano difendersi dagli invasori turchi. Ma qui, gli eventi storici scriveranno un destino diverso. Il 2 giugno 1678, dopo secoli di scorrerie turche subite in paziente rassegnazione, i fasanesi sconfissero definitivamente i turchi in una battaglia campale sotto le mura della Città.
La lapide posta su queste mura, a ricordo della liberazione dai feroci guerrieri, è la testimonianza più viva di questa gloriosa battaglia. Giuseppe Sampietro ha tradotto dal latino all’italiano il testo inciso su questa pietra.
La resistenza dei fasanesi: tra eroismo e devozione.
Dal testo della lapide si può ricostruire l’evento. Ecco cosa c’è scritto:
“Chiunque tu sia, cittadino, viandante, straniero, ferma il passo! Guarda il mirabile e marziale evento, che, se con freddo pennello tu vedi ora dipinto, considera che fu da caldo sangue dei Turchi bagnato. Quattrocento musulmani, collegatisi in un intento, salpando da S. Maria a Lepanto in cinque barcacce da pirati, inaspettatamente approdarono in questi nostri lidi, vicino ai Fiumi, il giorno due del sesto mese, anno 1678. Cento di essi restarono a guardia delle barche, gli altri trecento discesero alla spiaggia, e tra il silenzio della notte, al chiarore della luna, penetrarono in Fasano, ove il nuovo borgo era sfornito di muraglia, ed invasero il borgo non solo, e la piazza maggiore, ma pure la Vecchia Terra. Dall’infrangersi delle porte, dagli ululi di quegli africani, dal fragore delle armi, i cittadini, scossi dal sonno, e rianimatisi alla difesa, si batterono dai tetti delle case, dalle finestre, altri con gli schioppi, altri con pietre. Fingendo i Turchi di fuggire, i cittadini li inseguirono nella sottoposta vallata, ove per un’intera ora, a corpo a corpo, incerti nell’esito, lottarono, finché caduti ventuno di quegli infedeli morti per terra, e feriti molti altri, sì, abbandonarono a precipitosa fuga, riparandosi alle barche. Più che al proprio valore, i cittadini attribuirono la loro vittoria all’aiuto possente della Vergine SS. Immacolata e dei Titolari della Terra, S. Giovanni Battista e Santo Stefano. […] Affinché il fatto glorioso si trasmettesse alla posterità nel dicembre di quell’istesso anno, ne fu apposta la lapide”.
La Scamiciata: una rievocazione storica.
Una storia di resistenza dei fasanesi vittoriosi che oggi viene rievocata ogni 2 di giugno da una parata in costume: La Scamiciata. A ricordo e celebrazione di quella vittoria, nei secoli passati, si organizzava un “torneo popolare” in occasione della festa della Protettrice, la Madonna di Pozzo Faceto, secondo un preciso rituale. Sul loggiato del Comune veniva innalzato un drappo con l’immagine della Vergine, sotto cui si arruolavano numerosi giovani della Città come una Crociata. Dopo un pellegrinaggio al santuario di Pozzo Faceto, quasi una veglia d’armi, nel giorno della Solennità, verso sera, in Largo Fogge, si svolgeva lo spettacolo della battaglia tra Turchi e Fasanesi, e questi, conseguita la vittoria trascinavano i nemici in catene, sotto la bandiera della Vergine, e sfilavano in corteo, detto “La Scamiciata”, per le vie di Fasano.
Questa consuetudine, verso la metà del XIX secolo venne in disuso perché non erano più attuali le motivazioni che l’avevano fatta nascere e l’avevano tenuta in vita.
La manifestazione oggi.
Nel 1978, in occasione del terzo centenario della vittoria sui Turchi, alcuni cittadini, quasi tutti giovani, ricchi di esperienza maturata nel gruppo folcloristico, hanno ripreso la tradizione, costituendo il “Comitato per il Giugno Fasanese”, riproponendola in termini e con un taglio aderente al gusto e alla sensibilità dell’uomo contemporaneo. È nato così il Corteo Storico, a rappresentare il momento del trionfo dei Fasanesi dopo la battaglia.
Apre la sfilata il gruppo di sbandieratori, con trombe, tamburi e bandiere; seguono i gruppi che rappresentano le famiglie nobili dell’epoca. Ogni gruppo è preceduto dallo stendardo con lo stemma della rispettiva famiglia. Alcuni giovani, sempre in costume, sfilano a cavallo; seguono poi, le autorità civili, religiose e militari del tempo nelle loro uniformi, a bordo di carrozze d’epoca, tirate da cavalli. Vengono dietro gli armati, gli alabardieri, tra cui avanzano i Turchi, e infine il popolo nel suo tipico costume tradizionale che esegue canti e danze intorno alla barca del trionfo.
Il corteo sfila tra le vie principali della città, finché, giunto in Piazza Ciaia, si ferma ed il giovane che impersona il General Sindaco, fa alla Madonna, davanti alla sacra immagine esposta in piazza, l’offerta delle chiavi della Città per ringraziare la patrona di questa vittoria dei fasanesi sui turchi.