Per scoprire le grotte, i paesaggi e il medioevo pugliese bisogna addentrarsi qui, dove dimorano ormai rari esemplari di volpe.
Con il termine di civiltà rupestre si intende l’insieme delle complesse e differenziate realtà sociali e culturali, civili e religiose, legate all’esperienza del vivere in grotta, che hanno interessato, per tutta l’età medievale, l’intera Italia meridionale. Nelle grotte abitazione e nelle chiese rupestri si ritrova una vastissima e articolata documentazione sulla vita, i valori religiosi, l’organizzazione sociale, l’economia, le espressioni artistiche e le tecniche costruttive del medioevo pugliese.
Le ragioni del vivere in grotta, scelta abitativa alternativa e non subalterna rispetto all’insediamento nelle città e nei paesi, sono da collegare alla crisi delle strutture statali, al progressivo declino delle città, all’esigenza di difesa dalle continue e ripetute invasioni. Le lame, solchi erosivi non particolarmente profondi, caratterizzate dall’abbondante presenza di terra coltivabile e da un microclima favorevole, offrono fronti di cava naturale che hanno facilitato, unitamente alla tenerezza della roccia tufacea locale, l’attività di scavo e la conseguente formazione degli insediamenti rupestre. Le lame sfociano a mare e regalano scenari mozzafiato lungo la costa.
Il fenomeno della civiltà rupestre coinvolge numerose aree della Puglia, con particolare riferimento all’intero arco ionico delle gravine fino a Matera, Altamura e Gravina, al Salento, all’area di Bari, alla pianura costiera adriatica tra San Vito dei Normanni e monopoli, passando per Ostuni e Fasano.
Il territorio di Fasano, in particolare, conserva ancora ricchissime e spesso sconosciute testimonianze del fenomeno: numerosi sono i villaggi rupestri ancora riconoscibili e almeno una ventina le chiese superstiti, molte delle quali con pregevoli decorazioni parietali e strutture architettoniche di indubbio interesse.
Alla suggestione rappresentata dalle chiese e dalle decorazioni pittoriche che le arricchiscono si associa il fascino generato dalla complessa articolazione dei villaggi, gruppi organizzati di grotte adibite ad una molteplicità di usi, immersi molto spesso in paesaggi di rara bellezza, dove lembi della macchia mediterranea risparmiati dagli usi agricoli si integrano con olivi e carrubi secolari, patriarchi verdi e sculture viventi, peculiarità esclusiva di questa parte del territorio pugliese.
Il Parco Rupestre di Lama d’Antico.
La realizzazione del parco rupestre di Lama d’Antico, San Giovanni e San Lorenzo è fondata su un insieme integrato di interventi finalizzati al recupero, alla valorizzazione e alla fruizione degli elementi peculiari del sito, rappresentati dalle tre chiese con le loro decorazioni pittoriche, dalla complessa aggregazione del villaggio rupestre e dalle caratteristiche ambientali, naturalistiche e paesaggistiche in cui l’insediamento rupestre è collocato e che hanno contribuito a generare tale modalità insediativa.
La lama sui cui fianchi si aprono le grotte che compongono il villaggio rupestre offre una rara isola di naturalità in un territorio per il resto fortemente antropizzato. Straordinario è il paesaggio agrario storico in cui è immerso il villaggio, in un giardino degli olivi in cui ciascun albero appare unico per forma e forza. Sulle pareti delle grotte e sulla roccia affiorante è scritto il Racconto della Pietra, una roccia ricca di segni, di fossili, di storia. Le grotte portano ancora i segni del vivere quotidiano, delle attività domestiche, testimonianza di tutti i bisogni dell’abitare le grotte, e insieme gli innumerevoli segni del lavoro dell’uomo, legati alle attività produttive del villaggio, e le tracce delle vie dell’Acqua, laboriosamente e razionalmente create dagli abitanti per soddisfare il bisogno di raccogliere e conservare la preziosa e scarsa risorsa.
La ricerca archeologica.
La ricerca archeologica conferma la frequentazione del sito sin dall’età preistorica, lo sviluppo del villaggio nel medioevo e il suo abbandono probabilmente entro la fine del XV secolo. La riscoperta delle tracce degli antichi abitanti dell’area di Lama d’Antico arricchisce la conoscenza di questi luoghi e può aiutare ad interpretare alcuni dei segni presenti nel villaggio.
La conoscenza archeologica dell’area del villaggio rupestre si limitava, prima degli interventi connessi alla realizzazione del parco rupestre, ad attività di ricognizione di superficie e ad alcuni saggi archeologici concentrati all’interno delle chiese rupestri.
L’intera area del parco rupestre è stata profondamente interessata, in maniera continuativa nei secoli successivi all’abbandono del villaggio, da attività antropiche, in particolare funzionali alla conduzione dei campi, e da una frequentazione sporadica fino a tempi molto recenti. Tali attività hanno comportato, quindi, profondi sconvolgimenti allo stato originario dei luoghi, tanto che si presume siano pochissimi i siti integri, circoscrivibili a quelli protetti da crolli ciclopici e ad alcuni degli ambienti ipogei.
La campagna di scavo connessa alla realizzazione del parco ha interessato numerose aree del villaggio, con particolare attenzione agli ambiti chiusi costituiti da cisterne e fosse granarie.
Di particolare interesse le informazioni desunte dallo scavo della cisterna di Lama d’Antico, che ha restituito numerosi reperti ceramici, insieme a manufatti interessanti per la ricostruzione della cultura materiale del villaggio contenuti negli strati di riempimento recenti.
Si tratta in particolar modo di brocche ed anforacci, recipienti atti cioè ad attingere l’acqua, appartenenti ad una fase di utilizzo della cisterna.
Alcuni dei vasi ritrovati, dalle forme piuttosto standardizzate, sono stati utilizzati per lunghi periodi fino all’età moderna.