Palazzo San Domenico, attualmente sede del Comune, è l’esito di una serie di modifiche ed ampliamenti, apportati nei secoli, ad un modesto ed antico convento dei Domenicani.
Fatto costruire nel XV secolo su iniziativa della nobile famiglia De Silva, di origine spagnola, il convento fu affidato ai Domenicani che, con alterne vicende, vi risiedettero fino al 1809, anno in cui fu soppresso, come tutti i Conventi degli Ordini Religiosi Possidenti, con Decreto di G. Murat.
Sottratto ai Domenicani, nel 1813 l’immobile fu donato alla Municipalità di Gioia per essere adibito a caserma e successivamente, dal 1816, fu adibito in parte a Carcere Mandamentale e in parte a sede municipale, destinazione d’uso divenuta prevalente e definitiva dopo l’Unità d’Italia.
Nel 1861 il Sindaco Donatantonio Taranto, diede l’incarico al “Principe degli ingegneri Luigi Castellucci” di redigere un progetto di ristrutturazione e ampliamento del Convento al fine di adattarlo a degno Palazzo Municipale, con “ampio e magnifico Portone con ai lati delle superbe Colonne, sulle quali poggerebbe l’orologio del Paese” e prevedendo idonei locali da destinare a sede per la Guardia Nazionale, per le Carceri Civili e Criminali e per le scuole.
Il progetto dell’ingegnere Castellucci portò alla realizzazione del corpo di fabbrica ed in particolare della facciata, con ampio portone di accesso e torre dell’orologio, così come si presenta a noi oggi.
Dagli inizi del 2000 L’Amministrazione Comunale ha avviato diversi lavori di restauro dell’immobile al fine di adattarlo sempre meglio alle esigenze degli uffici e dell’amministrazione.
Un progetto di restauro e riuso funzionale del Chiostro di Palazzo S. Domenico è stato attuato per creare uno spazio polifunzionale per convegni, riunioni, conferenze ed esposizioni al coperto.
All’interno, lungo la scalinata di accesso al primo piano, sono murate due opere scultoree del XV secolo:
• l’”Arma Universitas Ioe” Un bassorilievo scolpito nel 1480 dal primicerio Giovanni De Rocca raffigurante lo stemma del Comune (Universitas) di Gioia;
• la “Lastra Orsini del Balzo”, scultura lapidea del XV secolo che rappresenta lo stemma di Raimondo Orsini del Balzo (testimonianza del fatto che Gioia facesse parte del suo principato).
Sempre lungo la scalinata è posta una memorabile scultura dell’artista Enzo Guaricci, recentemente scomparso, il “Matitone” che traccia i primi versi del ” Quadro Istorico politico sulle vicende di Gioia in Bari, detta anche Livia ” di Francesco Paolo Losapio.