Le confraternite nascono nel Medioevo come associazioni di laici che si prefiggevano lo scopo di incrementare il culto verso il Signore e di svolgere opere di carità con l’assistenza di poveri, indigenti e ammalati.
Nella società contadina in cui si svilupparono, esse vennero istituite in nome di una figura religiosa alla cui protezione si affidavano i fedeli dei vari ceti cittadini. A loro volta, essi chiedevano ai santi protettori di intercedere per il bene dei raccolti e del bestiame oltre che per la protezione dalle malattie in un’epoca in cui le conoscenze sanitarie erano assai limitate. Le confraternite sopravvivono ancora oggi nonostante le mutate esigenze della società, alla luce di un rinnovato senso di fede ma mantenendo vivo lo spirito di assistenzialismo per cui furono istituite.
Sebbene in passato fossero di più, nella città di Gioia del Colle ve ne sono operative ancora oggi sette. Esse sono, in ordine di erezione legale e canonica:
San Filippo Neri (1779), Immacolata Concezione (1780), Purgatorio (1822), Santissimo Rosario (1838), San Rocco (1858), Beata Vergine del Monte Carmelo (1881), Santa Lucia (1882). A queste vanno aggiunte quella di San Vito Martire e quella di Maria SS. ma Annunziata, non più attive ma non ancora canonicamente estinte.
Molte di esse erano già preesistenti la data di erezione ufficiale come testimoniato dai documenti, ma la mancanza di Regole e vicende storiche note, vedi le soppressioni napoleoniche, portarono allo scioglimento delle stesse. Solo in un secondo momento, a fronte della presentazione degli statuti, esse furono ricostituite.
Oggi oltre ad essere soggetti dediti al culto ed alla carità sono anche custodi di una parte della cultura cittadina sotto diversi aspetti.
Uno è quello artistico. Infatti si occupano delle chiese in cui sono operanti rendendole al tempo stesso scrigni di fede e di arte attraverso opere di manutenzione e valorizzazione. Affreschi, tele, statue ed altari pregiati sono le attestazioni di quanto, nel corso dei secoli, la popolazione gioiese abbia voluto lasciare testimonianze di ringraziamento ed alcune volte anche di mecenatismo. Ma anche archivi storici particolari, come quello della Confraternita del Purgatorio, censito dalla Soprintendenza per la sua sezione musicale contenente pezzi di gran pregio. Biblioteche, come quella della Confraternita di San Rocco istituita nel 1975 ed aperta alla cittadinanza per finalità sociali e di studio contenente circa duemila volumi.
Altro aspetto culturale è quello legato alla tradizione: esse si occupano di tenere vive le manifestazioni esterne della religiosità popolare con feste, riti e processioni che oggi hanno perso buona parte della “spettacolarità” del passato ma continuano a mantenere quel tratto di intimità che la fede esige. Si pensi ai riti della Settimana Santa, fiore all’occhiello del Meridione d’Italia. Pur non avendo più cortei notturni oppure incappucciati e penitenti, il clima che si respira nei giorni del Triduo Pasquale è particolarmente carico di pathos. La pietà suscitata nello scorgere lo sguardo straziato dell’immagine dell’Addolorata nel venerdì di Passione curato dalla Confraternita del Purgatorio oppure quella scaturita dal suono sordo delle troccole e dall’incrociare gli occhi magnetici dell’immagine del Cristo flagellato della processione dei Misteri del venerdì Santo curato dalla Confraternita di San Rocco ci ammoniscono a non voltare la testa dall’altra parte quando incontriamo la sofferenza ed il bisogno negli occhi del nostro prossimo. La Passione ricorda che la carità è un gesto silenzioso ma sempre costante. Molte confraternite operano infatti ancora oggi gesti di carità nel più totale riserbo per rispettare la dignità che le povertà esigono.
Ma questi sodalizi non si occupano solo del dolore. Attraverso l’insegnamento della Chiesa, essi traggono dal dolore il messaggio della gioia. Creano la carità proprio attraverso la gioia. Le feste del Santo Natale, quelle ai Santi titolari, in particolare al Patrono San Filippo Neri (26 maggio) ed a San Rocco (16 agosto), venerato da secoli come Compatrono, alla Vergine Maria cui alcune Confraternite sono intitolate, a San Giuseppe (19 marzo), a Sant’Anna (26 luglio), a Santa Lucia (13 dicembre), a Sant’Antonio di Padova (13 giugno), a Santa Rita (22 maggio), a San Vito (15 giugno). Ognuno di questi momenti porta con sé una luce dalla doppia valenza:
• la luce della festa, caratterizzata nei nostri territori da luminarie artistiche, fuochi pirotecnici e musica della tradizione degli storici concerti bandistici che accompagnano le nostre processioni;
• la luce della carità, perché ogni festa, per essere tale, deve essere improntata su quel dono di sé cui i santi intercessori improntarono la propria vita.
Le Confraternite, in collaborazione con le associazioni di settore presenti sul territorio, riservano in ogni festa una giornata che sia dedicata alla vicinanza al prossimo per mantenere vivo, anche dopo secoli, lo spirito con cui nacquero e che le rese fondamentali fonti di ascolto e assistenza sul territorio.
Giuseppe Rizzi