Tanti piccoli mondi antichi dove trascorrere momenti romantici e riscoprire natura e mestieri di un tempo.
Con i suoi 6mila abitanti, Pezze di Greco è la frazione più popolosa di Fasano. Ha origine da una masseria dove alcuni contadini, venuti da Fasano a coltivare e a migliorare questi terreni nel 1823, vi edificarono gradualmente l’attuale centro abitato. A quel tempo la masseria comprendeva la maggior parte del territorio attuale di Pezze di Greco ed apparteneva alla famiglia Greco di Martina Franca. La masseria Greco era una vasta zona di terreno priva di alberi, adibita solamente alla coltivazione di grano, di orzo, di biade e legumi: per questo i terreni della proprietà venivano volgarmente chiamati “pezze” (da appezzamento). Questo, unito al nome del proprietario, formò il nome attuale della località. In seguito il terreno fu frazionato in lotti e ceduto in fitto ai coloni dalla famiglia Greco. Successivamente alcuni contadini sentirono la necessità di stabilirsi sui propri terreni, e nei poderi sorsero allora dei trulli che costituirono il primo nucleo della frazione.
Le altre frazioni.
Vale la pena fare tappa anche nelle altre frazioni di Fasano, piccoli e romantici mondi antichi.
Segnaliamo Speziale, entro prevalentemente agricolo a 10 chilometri da Fasano.
Immancabile la tappa a Montalbano (vedi approfondimento su storia e Dolmen). Si trova a metà tra mare e collina. Nella zona sono presenti moltissime antiche masserie trasformate in agriturismo e alberi secolari d’olivo.
La Via delle Croci, che collega Pozzo Faceto a Pezze di Greco per la quale si percorre il pellegrinaggio nel mese di maggio. Pozzo Faceto, che dista nove chilometri da Fasano. Prende il nome dall’omonimo santuario, dedicato alla Beata Vergine del Pozzo, così chiamata perché il ritrovamento dell’immagine della Vergine avvenne durante lavori nel pozzo attualmente esistente all’ingresso del santuario: alcuni operai, durante lo scavo, si imbatterono in una grotta, che aveva sullo sfondo un’immagine della Madonna, probabilmente un’antica cripta rupestre. Staccato il masso, lo portarono in superficie, adagiandolo sull’altare centrale del santuario.
Torre Spaccata, piccolo centro tra Pezze di Greco e Torre Canne ricca di colture, insediamenti rupestri e masserie.
Monte Abele, situata sul versante ovest del Canale di Pirro, è una frazione di villeggiatura che viene popolata principalmente d’estate.
Cocolicchio, frazione situata in cima ad un altopiano sul versante ovest del Canale di Pirro è formata dalla caratteristica fontana e da numerosi trulli al cui centro vi è una chiesetta, Maria SS. Addolorata, progettata dal parroco don Sante Perna, consacrata ed aperta al pubblico nel 1906.
Canale di Pirro è una contrada a circa tre chilometri da Fasano, sulla strada che porta nell’entroterra barese. Molti boschi, vigneti e pascoli ne caratterizzano il paesaggio. È un’ampia depressione carsica, più precisamente un polje, connessa con un sistema di fratture, compreso tra i territori comunali di Putignano, Castellana Grotte, Monopoli, Alberobello e Fasano, lungo circa 12 chilometri e largo tra i 500 e i 1500 metri.
I versanti che delimitano il Canale di Pirro presentano caratteristiche molto differenti: quello settentrionale, in cima al quale si trova la Selva di Fasano, è abbastanza ripido e con andamento rettilineo; quello meridionale, attraversato da un troncone principale dell’Acquedotto Pugliese, è invece più sinuoso e modellato più dolcemente. Il dislivello esistente tra il fondo del Canale e i pianori soprastanti è compreso tra i 75 e i 100 metri. Il fondo del Canale segue un andamento Ovest – Est che però, all’altezza mediana, viene interrotto da una soglia in contropendenza che divide il Canale in una parte occidentale, in cui l’altezza del fondo è di circa 300 m sul livello del mare e una parte orientale in cui invece essa si abbassa a 275 m, per poi raggiungere un minimo di 269 m sul livello del mare. L’intero Canale di Pirro è compreso nell’isoipsa di 375 metri.
In due pergamene dell’XI secolo il Canale di Pirro è chiamato “Canale delle Pile”, probabilmente per la presenza di numerose cisterne, denominate appunto “pile”, presenti nell’area, utilizzate per la raccolta e la conservazione delle acque piovane che qui confluivano dai fianchi delle colline, in genere con bocche circolari costituite da pietre lavorate. La denominazione moderna, dunque, è il frutto di una deformazione linguistica del toponimo originario, anche se erroneamente lo si attribuisce a Pirro, re dell’Epiro.