Tra le antiche masserie fortificate e gli ulivi secolari, si erge l’antico Dolmen, conosciuto anche come “Tavola dei Paladini”.
Montalbano (dal dialetto Mandrubbén) è l’unica frazione del vasto territorio di Fasano non fondata da fasanesi. Nel 1821, gli abitanti della Masseria Montalbano (oggi Montalbano Vecchio), decisero di trasferirsi dalla masseria ostunese, più vicino alla “Città Bianca”. La Masseria era diventata troppo piccola per loro. Questi lavoratori massari provenivano per lo più da Alberobello, Castellana, Noci, Conversano e Putignano. Da parte di quella che oggi è la Murgia dei Trulli, dal cuore dei borghi che attualmente impreziosiscono la Valle d’Itria.
Molti abitanti di questa fertile terra, oggi ambita dai turisti, ricca di vigneti, buon cibo e masserie fortificate, vivono ancora nelle campagne e resistono in piccole comunità.
Le deportazioni dei “fuorilegge”.
In quel tempo, i contadini della Masseria Montalbano erano in gran parte i deportati dal Conte di Conversano, che faceva esiliare al confine del territorio di sua competenza, coloro che considerava fuorilegge. Infatti, Montalbano di Fasano, pur confinando con l’Alto Salento, parla un dialetto del ceppo pugliese, ibrido fra quelli murgiani e con lievi influenze dei paesi vicini, ovvero Ostuni e Cisternino. È l’unica frazione di Fasano dove non si parla il dialetto fasanese, insieme alla vicina Speziale dove si parla un dialetto ibrido con influenze fasanesi, montalbanesi e cistranesi.
Un territorio magico e ancestrale.
Questo lembo di territorio non affonda le radici al più “recente” Ottocento. Le radici sono assai più lontane. Addirittura dobbiamo andare indietro di ben 4mila anni! La presenza più tangibile di queste tracce è nell’antico dolmen di Montalbano, che testimonia la presenza di una “civiltà megalitica” di Puglia. Risalente con ogni probabilità alla prima Età del Bronzo, quindi 2000-1500 avanti Cristo, mantiene ancora saldo il rapporto con la sua struttura originaria, nonostante le gravi manomissioni subite nel tempo, tra cui la scomparsa del dromos, il corridoio di accesso.
Esso consiste di due lastroni calcarei laterali (la pietra tipica del territorio carsico murgiano) infissi nel terreno, che reggono la tavola litica di copertura; la particolare struttura architravata lo fa designare anche come “Tavola dei Palatini”, toponimo con cui compare nelle fonti storiche.
Questi straordinari megaliti preistorici, per certi versi ancora misteriose e arcane costruzioni, sono stati designati come altari sacrificali (letteralmente “tavole di pietra”, dal bretone dol = tavola e men = pietra), legate a riti magico-religiosi, forse con funzione di osservatori astronomici o come imponenti costruzioni sepolcrali; utilizzate per sepolture collettive o individuali, erano collegate ai riti e alle credenze sull’emigrazione dello spirito dei defunti e dei rapporti tra essi e i congiunti.
Il dolmen di Montalbano rappresenta per il territorio fasanese una delle prime e qualificanti testimonianze del culto dei morti in quest’area e, certamente, una delle pietre miliari per la storia dell’antropizzazione del territorio.
Un territorio da esplorare.
Tutto attorno, il territorio di Montalbano presenta un habitat di straordinario interesse paesaggistico. Nella zona sono presenti moltissime antiche masserie, molte delle quali trasformate in strutture ricettive e agriturismi, acquistate recentemente da celebrità mondiali e star del cinema, attorniate dai maestosi alberi secolari d’olivo e piantumazioni di ortaggi.
Tutta l’area è caratterizzata da numerose incisioni torrentizie, le lame, perpendicolari alla costa. Su molti di questi canyon naturali scorrevano le acque che confluivano al vicino mare.
È proprio lungo uno di questi corsi d’acqua temporanei, in località Pisco Marano (contrada Indelli), che si erge una delle più significative testimonianze della “civiltà megalitica” di Puglia: il dolmen di Montalbano. Perciò vale la pena esplorare l’intero territorio.
Info: https://fondoambiente.it/luoghi/dolmen-di-montalbano-fasano?ldc